venerdì 1 febbraio 2013

Il farro per combattere la celiachia


Il “triticum dicoccum” una delle qualità del cereale avrebbe una quantità di glutine inferiore ai frumenti più comuni per cui essendo a bassa tossicità si potrebbe inserire nella dieta di chi soffre del morbo.
L’importante scoperta è trapelata in una tavola rotonda organizzata dal Cermis Il farro per combattere la celiachia SAN LORENZO IN CAMPO, introdurre nell’alimentazione farine macinate da alcuni tipi di farro, potrebbe ridurre la diffusione della celiachia nella popolazione.
Mancano ancora alcune prove scientifiche ma i presupposti ci sono. Trapelata pochi giorni fa nel corso di una tavola rotonda cadenzata dal professor Frega, Preside della Falcolta di Agraria della Politecnica delle Marche, ed organizzata dal Cermis, il centro ricerche e sperimentazione per il miglioramento vegetale, presso la farroteca dell’azienda agricola laurentina Monterosso, la notizia fa clamore.
Stiamo lavorando nel quadro del progetto sui cereali e la salute che la Regione Marche ha finanziato e ci ha affidato.
Un progetto triennale che mira ad accertare l’elevata tollerabilità del triticum dicoccum – spiega il presidente del Cermis, Gino Pasquali. Uno studio difficile nel quale abbiamo potuto accertare che il farro triticum dicoccum, pur essendo un cereale contenente glutine, e dunque non idoneo per i malati celiaci, ha però una tossicità inferiore a quella dei più comuni frumenti come il grano, il frumento, il kamut.
E siccome… prosegue il dottor Piccinini, responsabile e coordinatore dello studio l’incidenza e la gravità di questa malatia dipende da tantissimi fattori, fra i quali anche l’esposizione ad alcune proteine tossiche negli alimenti, considerando che esiste un’ elevata percentuale di individui predisposti alla celiachia, ma non ancora ammalati ed inoltre che molti celiaci producono una particolare linfociti, detta T, per i quali questo farro non diventa tossico, si sta ipotizzando se inserire nella dieta della gente farine di alcuni tipi di farro a bassa tossicità e dunque diminuire il quantitativo di proteine tossiche che si assume mangiando potrebbe ridurre la diffusione di questo gravissimo morbo.
Uno studio che il Cermis conduce a 360 gradi collaborando con il Cra, l’Istituto Nazionale Sperimentale per la Cerealicoltura, con la Politecnica delle Marche ma anche con l’associazione italiana Celiachia, le due associazioni di categorie Cia e Coldiretti, e sopratutto con aziende marchigiane leader del biologico in Italia come la Monterosso, l’Alce Nero, la Terra e il Cielo e l’azienda agricola Bioagricoltura Rambona. “Il farro, precisa il Professore Pogna del Cra, è un frumento vestito che per 10.000 anni ha sfamato il mondo.
Poi è stato sostituito con il grano tenero e il grano duro. Nel farro però ci sono dei frammenti di proteici che contrastano gli effetti negativi delle proteine del glutine. Frammenti presenti in quasi tutti i legumi.
Osservazioni che suggeriscono che la dieta dell’uomo mediteraneo per molti secoli si è basata su alimenti derivati da frumenti a bassa o nulla tossicità in associazione con legumi che contribuivano a ridurre ulteriormente i potenziali effetti negativi del glutine.


A cura del Dott. Luca Napoli (Biologo Nutrizionista)

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